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VIANDANTE

 

Viandante è chiunque, dal momento in cui sbarca in un mondo di cui nulla sa.

Un mondo da scoprire passo passo, tappa dopo tappa, le tappe cruciali della vita fino all’ultima: il valico oltre il quale solo chi lo ha passato sa cosa c’è, ma non può raccontarlo.  

Chiunque in questa storia è un ragazzo con la giacchetta di velluto verde che incontriamo alla partenza, in una sala d’attesa dove il ragazzo si ritrova sprovveduto e impreparato al viaggio. In partenza ci sono anche una ragazza con la camicetta rosa e un uomo con l’impermeabile grigio, che avranno parti diversamente determinanti nella storia.

Chiunque, «Any One», è il nome con cui il ragazzo, «imbarazzato dall’assurda mancanza di un nome proprio», firma un voluminoso registro all’accettazione cercando asilo nella città in cui è sbarcato. Una città dominata da un Potere Supremo che agisce tra le mura di un Palazzo blindato, inaccessibile. Quando il ragazzo infine varcherà la soglia del Palazzo, sarà armato e pronto a compiere un atto che, qualunque sarà l’esito, gli ruberà l’innocenza.

Una città, una collina e una montagna di un immaginario mondo distopico sono lo spazio in cui si svolge la storia. Il tempo è indefinito: come scrive T.S. Eliot nei Quattro quartetti, «Tempo presente e tempo passato sono forse entrambi presenti nel tempo futuro, e il tempo futuro è contenuto nel tempo passato.»

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Il Viandante è il libro che pubblicai a fine anni '90 appropriandomi del nome e la vita di una immaginaria autrice, Artemisia Boccadoro, di cui si legge in retro di copertina: "Nel 1936 abbandona l'Europa per un lungo viaggio in Oriente. Da questo momento di lei si perde ogni traccia fino al ritrovamento del suo manoscritto, il Viandante."

Quanto c'è di vero è solo che il manoscritto fu effettivamente ritrovato. Fu ritrovato dalla polizia nella mia Fiat cinquecento, rubata al centro di Roma e abbandonata fuori porta. Le avevano portato via tutto ciò che si poteva smerciare. Non una vecchia cartellina rossa piena di tanti fogli scritti a mano. Di mia mano. Ma come scritti sotto dettatura e sfuggenti a ogni tentativo di editing; ragion per cui decisi di pubblicare il libro sotto pseudonimo («eteronimo», direbbe Pessoa) nell'allora mia casa editrice. Un libro che è stato venduto nonostante, o forse grazie a, l'assenza dell'autrice dalla scena. Scena che ha cambiato scenario quando il libro è sbarcato con me in America e passo dopo passo, casualmente, un italianista ha voluto cimentarsi a tradurlo. E con il mio Viandante inglese sono felicemente entrata al Program in Writing and Humanistic Studies del MIT a Boston.

Ma questa è un'altra storia.

«Da leggere, godere, meditare. Traformandoci, ognuno di noi, nel Viandante, dell’esistere e della morte.»

Giuseppe Selvaggi (Idea)

© 2014 by Patrizia Bisi

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